Il mio approccio

Accogliere, comunicare, allearsi (con il malato, con i familiari)
Dal "Buon giorno, si accomodi…" inizia la relazione empatica con ogni paziente, che cerco sempre di mettere a suo agio all'interno del setting.
Dedico grande attenzione all'ascolto, incoraggiando le persone a raccontare la loro storia, i loro disagi, i sintomi… La raccolta minuziosa di dati mi fornisce elementi indispensabili per formulare delle ipotesi diagnostiche, solo successivamente avvallate dalla visita neurologica e da eventuali esami strumentali.

Credo sia fondamentale rispettare i tempi delle persone e le loro richieste: una comunicazione concreta, chiara, rispettosa, discreta, empatica costruita con il paziente e con la famiglia è la base per fronteggiare assieme la malattia, ed è il primo ingresso nell'alleanza terapeutica, che è il momento in cui il paziente inizia a "fidarsi" e ad "affidarsi" a me come medico, seguendo i consigli, le indicazioni, assumendo correttamente la terapia, accettando eventuali effetti collaterali preannunciati, credendo nel beneficio della cura.

Prescrivo le cure sulla base dei protocolli terapeutici e quindi le personalizzo, considerando tutte le patologie eventualmente presenti e le interazioni farmacologiche.
Dal momento che la risposta e le reazioni ai farmaci sono individuali, come anche la predisposizione psichica verso la cura, ritengo molto importante condividere con il paziente il percorso terapeutico per evitare l'interruzione dello stesso.

Insieme o parallelamente all'alleanza medico-paziente creo l'alleanza con i familiari, che devono essere coinvolti nella terapia e istruiti sul tipo di assistenza fisica e psicologica necessaria al paziente per contrastare qualunque effetto dirompente portato dalla malattia e capace di creare un disequilibrio all'interno del nucleo familiare, spostando ruoli, creando insicurezze.